19 novembre 2007

(110) ...el-Jem, viaggio all'inferno di ghiaccio...

Una volta ho vissuto in un viaggio che portava all'inferno. Quella mattina mi svegliai ed avevo freddissimo, tremavo come una foglia sotto le coperte pesanti. Le palpebre faticavano a dischiudersi e le gambe le sentivo pesanti ed attimo dopo attimo realizzavo sempre meglio l'illogicità della situazione che non andava migliorando. Ero in Tunisia, a Susse, a due passi dal deserto del Sahara ed un vento bollente spirava fuori dalla finestra ma sembrava non penetrare dentro me. Avevo l'impressione di avere uno scudo protettivo che non permettesse a nulla di avvicinarsi. Speravo di essere abbracciato da un caldo raggio solare ed invece quello stava a pochi passi da me e si allontanava quando cercavo di acciuffarlo. Stavo male, mi sembrava un'inferno ghiacciato. Ero invacanza o almeno avrei dovuto esserlo e quella mattina incombeva una spettacolare gita fino al sud della Tunisia passando per el-Jem, città del famoso anfiteatro. Il puman era pronto ed i cammelli anche. Una parte di me voleva lasciarsi cadere nuovamente nel letto per rimanerci fino a quando le forze non avrebbero nuovamente capolino nella mia vita ed un'altra premeva per andare e tuffarsi in quella giornata strana che sarebbe stata pregna di cose da vedere. Optai per andare. Atroci giramenti di testa ed un sendo di spossatezza si impossessarono e mi presero in ostaggio aggravando sempre piu' il mio stato pietoso. Gli occhi erano spenti e con essi lo sguardo era diventato vitreo e tutto quello che mi circondava non aveva senso perchè avevo come l'impressione di star lentamente morendo attraversando percorsi irti e dolorosi. La testa mi duoleva e non vi era parte di me che non urlava riposo ed erano solo le 8.30 del mattino e la giornata era ancor alunghissima e faticosa. Era un viaggio all'inferno, un posto glaciale circondato da anime che sorridenti sembravano non avere cura di questo povero essere umano allo sbando. Scendendo dal pulman l'aria diventa ancora piu' calda ma non per me, la sabbia sparata su di noi dal vento punge sulle gambe ma a me non importa.... Non stavo vivendo ma volevo avere esperienza, volevo guardare ma allo stesso tempo ero dilaniato, stavo con la gente ma nessuno s'importava di me. Avevo un viso pallido e mentre tutti stavano con magliettine a maniche cortissime visti i 56 gradi desertici, io me ne stavo con la maglia pesante perchè tremavo e cercavo di non farlo vedere. Sopportavo ma non ci riuscivo e stavo talmente male che tutto mi sembrava immensamente infernale. Giunti ad el-Jem decido di mollare la compagnìa e di giacere su un masso con al mio fianco una bottiglia di acqua per idratare ogni minuto le mie povere e secche labbra. Passa circa un'ora e sono da solo.....e poi arrivano i cammelli e non si poteva rinunciare all'emozione di stare su uno di loro mentre avanzavano verso il cuore del Sahara al tramonto. Forse quella sensazione di pace ha dato il via alla mia guarigione. Stavo lentamente meglio . Con le mani toccavo la dolce sabbia fatta di granelli piccolissimi e tutti uguali. Provavo piacere nel sentire le mie gambe affondare in quel mare giallo scuro mentre il sole dietro le dune si andava nascondendo. ....il giorno dopo mi e' sembrato di rinascere. Il mio volta torna sorridente e il mio corpo riacquista tutte le sue forze come per incanto e finalmente dall'inferno son tornato. Ero sul pulman e tutti ascoltavamo Santana "Maria Maria" e la cantavamo a squarciagola....loro tristi per il ritorno alla base io invece stupendamente gaio per il ritorno alla vita.

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