La giornata era afosa e tutte le condizioni per una partita di calcio importante erano venute meno viste le avversità a cui i ragazzi erano sottoposti. Grande tasso di umidità, non si riusciva a respirare eppure la finale quel giorno doveva essere disputata e quindi nasceva in ognuno di noi la consapevolezza che l'avrebbe spuntata non solo chi dimostrava di avere più grinta e determinazione tattica ma anche una enorme forza fisica che potesse far sopperire a quelle difficoltà.
La concentrazione era alta e come in ogni pre partita ci eravamo guardati tutti negli occhi mentre eravamo seduti negli spogliatoi ed il mister ci stava consegnando le maglie numerate. Le pedine sulla lavagnetta magnetica erano state mosse e rimosse più volte e ora bisognava solo scendere in campo e vincera la partita, battere gli avversari e portare a casa un torneo importante in cui avevamo sempre creduto e per il quale ci eravamo allenati molti pomeriggi.
La gente sugli spalti ci attendeva ed era pronta a tifare per i propri colori ed io come al solito dopo essermi bagnato la testa e messa la maglietta fuori dai pantaloncini entravo sul terreno di gioco in terra battuta senza guardare nulla, senza distrazioni. La partita ha inizio e dopo una fase di studio si incominciano ad affondare i colpi. Ero consapevole che era una giornata importante ma non immaginavo che potesse regalarmi una emozione sensazionale da li poco. Il campo era molto grande ma lo conoscevo a memoria, metro per metro e come per incant amavo, dopo una scivolata per togliere lìpalla ad un avversario, sporcarmi della calce che messa ad arte per fare le linee. Improvvisamente arriva un pallone, ero esattamente al centrocampo con quel numero 2 sulle spalle, ero proprio su quella linea spostato sulla fascia destra e due avversare correndo cercavano di contrastarmi. In quel momento il tempo sembrava essersi fermato.
Potevo ascoltare la gente, guardare i compagni, sentire il mister che mi dava disposizioni e potevo essere diretto dalla mia mente. Non ho avuto esitazioni ed ho impattato il pallone di prima intenzione con un calcio fortissimo diretto verso la porta con una parabola stupenda.
La concentrazione era alta e come in ogni pre partita ci eravamo guardati tutti negli occhi mentre eravamo seduti negli spogliatoi ed il mister ci stava consegnando le maglie numerate. Le pedine sulla lavagnetta magnetica erano state mosse e rimosse più volte e ora bisognava solo scendere in campo e vincera la partita, battere gli avversari e portare a casa un torneo importante in cui avevamo sempre creduto e per il quale ci eravamo allenati molti pomeriggi.
La gente sugli spalti ci attendeva ed era pronta a tifare per i propri colori ed io come al solito dopo essermi bagnato la testa e messa la maglietta fuori dai pantaloncini entravo sul terreno di gioco in terra battuta senza guardare nulla, senza distrazioni. La partita ha inizio e dopo una fase di studio si incominciano ad affondare i colpi. Ero consapevole che era una giornata importante ma non immaginavo che potesse regalarmi una emozione sensazionale da li poco. Il campo era molto grande ma lo conoscevo a memoria, metro per metro e come per incant amavo, dopo una scivolata per togliere lìpalla ad un avversario, sporcarmi della calce che messa ad arte per fare le linee. Improvvisamente arriva un pallone, ero esattamente al centrocampo con quel numero 2 sulle spalle, ero proprio su quella linea spostato sulla fascia destra e due avversare correndo cercavano di contrastarmi. In quel momento il tempo sembrava essersi fermato.
Potevo ascoltare la gente, guardare i compagni, sentire il mister che mi dava disposizioni e potevo essere diretto dalla mia mente. Non ho avuto esitazioni ed ho impattato il pallone di prima intenzione con un calcio fortissimo diretto verso la porta con una parabola stupenda.
Era il secondo tempo di una sfida che stagnava sullo zero a zero.
La palle è in aria e tutti si fermano impotenti e non resta che sperare che finisse in porta e sancisse il nostro vantaggio.
La gente gridava il mio nome e quando poi il portiere pur tuffandosi in alto non riesce a sporcare quella perfetta traettoria di una sfera calciata in un giorno afoso, fu l'apoteosi.
Fu gol e tutti i compagni vennero ad abbracciarmi ed io ero talmente contento che la mia forza si triplicò e riuscìi a reggere il peso di dieci amici che festanti tentavano di sballottolarmi di qui e di la. La gente sugli spalti scese dalle gradinate e arrivo fino all'inferriata che delimita il terreno di gioco ed io li guardai tutti, uno per uno prima che il gioco riprendesse e non ci stava uno che non aveva il sorriso sul volto. Avevo fatto un grandissimo gol, forse un po fortunoso ma voluto sicuramente ed ancora oggi a distanza di 15 anni tutti se lo ricordano.
Qualsiasi attacante di gol ne avra' fatti tantissimi di più ma quello li no, lo avevo fatto io e nessuno me lo potrà più togliere ed è diventato un icona di quel periodo bello.
Oggi quel campo non esiste più, hanno pensato di rendere più remunerativa un'aria così grande dividendola in tanti campetti di calcetto dove bambini che sto allenando corrono dietro ad una palla che rotola e un po mi ricordano me stesso quando avevo la loro età con la speranza disincanata di diventare un calciatore pieno di soldi.
Ieri ero li che li guardavo giocare sotto un timido solo che mestamente riscaldava una gionata avvolta da un gelido vento e d'improvviso mi e' capitato di viaggiare nel tempo a quella finale e chiudendo gli occhi ho rivisto quel campo enorme che tanto amavo, terreno di mille battaglie e giochi faticosi, e sorridendo mi son ricordato di come ando' a finire dopo quel meraviglioso gol da centro campo.
Un compagno mi sussurro nell'orecchio che ero stato incredibile ed aggiunse di fare attenzione e che non mi dovevo lasciar trasportare da quella gioia perchè la partita ancora non era finita e bisognava essere concentrati nei minuti finali.
Come se nulla mi avesse detto ma esterefatto di quello che ero riuscito a fare, atterro bruscamente sulla terra quando un avversario mi supera cme un birillo e da solo dinnanzi al portiere stava per tirare in porta a colpo sicuro.
Non poteva umiliarmi cosi, non potevo far fare quel gol, io la partita la volevo vincere e di slancio mi fiondo su quel ragazzo e lo aggancio in scivolata in piena aria assaggiando il sapore in bocca di quella linea bianca.Rigore!
Avevo segnato e avevo casato il fallo da rigore contro di noi per una mia disattenzione, cosa potevo fare di più in quella giornata per essere protagonista ?....e fu il pareggio e la partita la vincemmo ai calci di rigore.
Oggi son qui che passeggio su una finta erbetta molto carina ma che fine ha fatto quella terra che mi devastava le gambe e sporcava sempre le mie scarpe di calcio che prontamente pulivamo con il grasso di foca? Oggi ci sono le scarpe colorate, i bambini mettono le maglie dei campioni preferiti e non giocano più con le figurine Panini che un tempo si portavano sempr ein tasca come merce di scambio come fossero vere e proprie monete. Che belli quei tempi, ma come sempre dico, bisogna vivere il presente proiettandosi nel futuro senz amai dimenticare il passato ..
La palle è in aria e tutti si fermano impotenti e non resta che sperare che finisse in porta e sancisse il nostro vantaggio.
La gente gridava il mio nome e quando poi il portiere pur tuffandosi in alto non riesce a sporcare quella perfetta traettoria di una sfera calciata in un giorno afoso, fu l'apoteosi.
Fu gol e tutti i compagni vennero ad abbracciarmi ed io ero talmente contento che la mia forza si triplicò e riuscìi a reggere il peso di dieci amici che festanti tentavano di sballottolarmi di qui e di la. La gente sugli spalti scese dalle gradinate e arrivo fino all'inferriata che delimita il terreno di gioco ed io li guardai tutti, uno per uno prima che il gioco riprendesse e non ci stava uno che non aveva il sorriso sul volto. Avevo fatto un grandissimo gol, forse un po fortunoso ma voluto sicuramente ed ancora oggi a distanza di 15 anni tutti se lo ricordano.
Qualsiasi attacante di gol ne avra' fatti tantissimi di più ma quello li no, lo avevo fatto io e nessuno me lo potrà più togliere ed è diventato un icona di quel periodo bello.
Oggi quel campo non esiste più, hanno pensato di rendere più remunerativa un'aria così grande dividendola in tanti campetti di calcetto dove bambini che sto allenando corrono dietro ad una palla che rotola e un po mi ricordano me stesso quando avevo la loro età con la speranza disincanata di diventare un calciatore pieno di soldi.
Ieri ero li che li guardavo giocare sotto un timido solo che mestamente riscaldava una gionata avvolta da un gelido vento e d'improvviso mi e' capitato di viaggiare nel tempo a quella finale e chiudendo gli occhi ho rivisto quel campo enorme che tanto amavo, terreno di mille battaglie e giochi faticosi, e sorridendo mi son ricordato di come ando' a finire dopo quel meraviglioso gol da centro campo.
Un compagno mi sussurro nell'orecchio che ero stato incredibile ed aggiunse di fare attenzione e che non mi dovevo lasciar trasportare da quella gioia perchè la partita ancora non era finita e bisognava essere concentrati nei minuti finali.
Come se nulla mi avesse detto ma esterefatto di quello che ero riuscito a fare, atterro bruscamente sulla terra quando un avversario mi supera cme un birillo e da solo dinnanzi al portiere stava per tirare in porta a colpo sicuro.
Non poteva umiliarmi cosi, non potevo far fare quel gol, io la partita la volevo vincere e di slancio mi fiondo su quel ragazzo e lo aggancio in scivolata in piena aria assaggiando il sapore in bocca di quella linea bianca.Rigore!
Avevo segnato e avevo casato il fallo da rigore contro di noi per una mia disattenzione, cosa potevo fare di più in quella giornata per essere protagonista ?....e fu il pareggio e la partita la vincemmo ai calci di rigore.
Oggi son qui che passeggio su una finta erbetta molto carina ma che fine ha fatto quella terra che mi devastava le gambe e sporcava sempre le mie scarpe di calcio che prontamente pulivamo con il grasso di foca? Oggi ci sono le scarpe colorate, i bambini mettono le maglie dei campioni preferiti e non giocano più con le figurine Panini che un tempo si portavano sempr ein tasca come merce di scambio come fossero vere e proprie monete. Che belli quei tempi, ma come sempre dico, bisogna vivere il presente proiettandosi nel futuro senz amai dimenticare il passato ..