11 gennaio 2008

(119)...la neve di Baghdad mi ha svegliato

Spinto da quel soffio di vento sulla collina, il mio sguardo seguiva quell'invisibile filo che ci lega all'orizzonte. Ero da solo tra le foglie e la nebbia di un giorno scuro che aveva salutato la notte da qualche minuto ma era già troppo vecchio per sperare in qualcosa di buono. Forse aspettavo una magìa, un gioco di prestigio che potesse portarmi via da questo terreno sporco e farmi correre in un dove pieno di dolce musica che accompagni le sinuose movenze della gente. Un posto con tanta luce ma che allo stesso tempo lasci un po di spazio per le ombre per donare alle cose un po di mistero.
Ero su quella collina e cercavo alla mia destra senza trascurare la sinistra ma invano perchè alla fine quello che volevo non esisteva o quanto meno se fosse esistito non avrei avuto gli strumenti per afferrarlo e capirlo. Il vento continua a soffiare e la nebbia diventa fitta fino ad essere completamente circondato d'aria bianca che senza odore mi fa divenire ancora piu solo. I ricordi mi trapassavano il pensiero e diventavano ogni minuto più nitidi, ne percepivo addirittura i suoni e cercavo di scoprire cose e particolari che prima non mi avevano colpito, non avevano attirato la mia attenzione. Seduto su di un tappeto fatto di erba le parole sembravano mancare eppure avevo voglia di gridare e rompere quel naturale stato delle cose. Mi faceva schifo pensare che potessero esistere cose nemmeno lontanamente immaginabili. Da quel posto ero abbastanza in alto per riuscire a vedere gli eventi ma non troppo lontano da perdere la sensazione della realà della quotidianità e non troppo distante da estraniarsi dalla vita e non poter essere una parte di essa.
Vedevo città sommerse dai rifiuti dove i bambini non riuscivano a vivere con spensieratezza e diventavano adulti molto prima saltando una fase essenziale della crescita, quella dell'adolescenza. Immondizia ovunque, era talmente tanta che soffocava e rubava l'unica cosa che ancora non è stata tassata:l'aria.
Vedevo questa gente che arrancava e pensavo fosse solo un incubo perchè non ritenevo fosse possibile vedere cose di questo tipo in un epoca caratterizzata da uno sviluppo tecnologico colossale. Tutti facevano a gara a chi aveva il cellulare più tecnologico, quello che faceva videochiamate e fotografie e che dava la possibilità di installare il tom tom; tutti che compravano il televisore lcd e che avevano la macchina fotografica digitale. Un epoca piena di tecnologia che faceva perdere di vista i principi etici base di una società che si definisce culturalmente e socialmente avanzata.
La pulizia e lo smaltimento dei rifiuti non puo' essere qualcosa per le quali bisogna fare polemiche ma bisogna solo agire. Immaginavo un grattacielo senza il primo piano, di sicuro sarebbe crollato in pochi istanti, un po come le torri gemelle americane che quell'11 settembre maledetto fu messa la parola fine.
Come era possibile lasciare sacchetti per strada e respirare diossina?
Come era possibile vivere senza un macchinario che potesse smaltire quello che la gente butta ?
Il diritto alla vita non doveva essere uguale per tutti. Chi nasceva in un posto sbagliato ne pagava le conseguenze come se fosse stato lui a scegliere dove venire al mondo.
Chiusi gli occhi tutto d'un tratto e scorsi quelle guerre che si facevano sparse per il mondo e le mille parole diplomatiche senza senso e dette solo per far vedere ad altri che si ha la possibilità di esprimere opinioni e non ha importanza se queste sono solo parole di facciata.
La gente era falsa, mirava solo ai propri affari personali e poco pensava se per arrivare alla meta doveva calpestare la propria e l'altrui dignità. Vedevo che i telegiornali si occupavano più di gossip che di cose serie ed allora informavano le nazioni quando il presidente francese decideva di vivere una storia con una modella Italiana e mettevano in secondo piano la profonda crisi politica . Certo il matrimonio di Sarcosì con Carla Bruni era più interessante.
Mentre decidevo di alzarmi, scorgevo in lontananza, visto che la nebbia aveva lasciato il posto ad una leggerissima foschìa, la neve a Baghdad. Si proprio in quella città che tanto era martoriata dai presagi di morte. La vedevo inbiancata e lo stupore della gente che abituata al caldo afoso era stupefacente e cancellava d'un tratto tutta quella patina di sogno che mi restava e mi faceva capire che tutto quello che stavo pensando non era affatto passato e che lo stavo vivendo, ero immerso in quell'epoca che pensavo passata. Adesso tutto diventa scuro, il giorno se ne va e lascia il posto alla notte, metafora di una speranza improvvisamente ammazzata dalla spada affilata di una triste realtà.
Non era imperfetto il tempo del verbo da utilizzare ma bisognava , bisogna usare il presente....
La realtà, anche se brutta, va vissuta e combattuta nelle sue avversità senza mai abbattersi, perchè solo in questo modo le cose potrebbero essere cambiate e modificate per il meglio.

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